Migliore regista esordiente e migliore attore protagonista: doppia candidatura per Matteo Oleotto e Giuseppe Battiston (quest’ultimo, ricordiamo, è candidato anche come attore non protagonista per La sedia della felicità) e nuovo successo per Zoran, il mio nipote scemo.
Con 50 festival e 12 riconoscimenti all’attivo, tra cui la recentissima vittoria al Premio Verdone («ironia, gusto letterario, poesia» le tre parole chiave della motivazione), il piccolo grande Zoran prosegue dunque il suo cammino. Un cammino, tanto allegro quanto tenace, che ha coinvolto e coinvolge un team artistico e tecnico perfettamente in equilibrio tra Slovenia e Friuli: dagli attori alle maestranze, dal produttore Igor Prinčič (Transmedia) alla coproduzione slovena (Staragara), fino al Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e la Tucker Film.
Zoran è la storia di Paolo Bressan (Battiston), un quarantenne alla deriva, cinico e misantropo. Un professionista del gomito alzato che lavora di malavoglia in una mensa per anziani e insegue, senza successo, l’idea di riconquistare l’ex moglie Stefania. La situazione cambia radicalmente con l’entrata in scena di Zoran Spazapan, un sedicenne occhialuto lasciatogli “in eredità” da una lontana parente slovena. Paolo scopre di essere zio e la cosa lo disgusta, anche perché il ragazzino, oltre a parlare un italiano buffamente aulico, presenta chiari sintomi di disagio psicologico. Solo quando il truce Bressan si accorge che Zoran possiede un talento nascosto, quasi magico, la situazione cambia di nuovo…
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